I nanorobot autoassemblanti rappresentano un nuovo campo della nanotecnologia che attualmente sta davvero compiendo passi da gigante. Si tratta di robot di piccole dimensioni utilizzati non solo nel campo biomedico o sanitario, ma potrebbero trovare impiego in tantissimi altri settori. In questi giorni, uno studio ha presentato dei nuovi nanorobot autoassemblanti costruiti tramite l’utilizzo di molecole di DNA.
Lo studio in questione, pubblicato sulla rivista ACS Nano, riporta la firma di un team di scienziati dell’Università del Nuovo Galles del Sud (UNSW). I ricercatori australiani hanno collaborato con colleghi del Regno Unito con i quali hanno messo a punto un nuovo approccio teorico per controllare la grandezza dei nanorobot autoassemblanti in assenza di stampi o modelli.
Attualmente è possibile costruire robot di dimensioni ridotte assemblando manualmente i componenti del prodotto finale desiderato. Si tratta di un metodo che funziona abbastanza bene solo se le parti da mettere insieme sono grandi. Man mano che le dimensioni delle componenti diminuiscono, l’assemblaggio dell’androide diventa sempre più difficile.
Un metodo alternativo
per costruire questi piccoli androidi è quello di utilizzare, ad esempio, molecole biologiche come quelle del DNA. In questo caso si parla di autoassemblaggio molecolare ed è l’approccio che stanno utilizzando i ricercatori dell’UNSW. La difficoltà maggiore di tale metodica è quella di programmare i blocchi di costruzione per arrivare poi alla struttura finale desiderata e fermare la stessa costruzione quando si raggiunge la grandezza finale del nanorobot.Per riuscire nel loro intento, i ricercatori australiani stanno utilizzando subunità del DNA chiamate PolyBrick. Queste ultime sono subunità tutte identiche tra loro che, assemblandosi, danno origine a “qualsiasi” forma globale desiderata. Utilizzando poi il principio di accumulo di deformazione, gli scienziati danno lo stop all’assemblaggio una volta raggiunta la struttura e la grandezza desiderate. Attraverso tale metodica sarà possibile creare forme più complesse utilizzando singole unità di autoassemblaggio. Questi nanorobot autoassemblanti costruiti utilizzando molecole di DNA sono la prova che il metodo funziona e che, in futuro, potrà consentire di sviluppare tecniche per la manipolazione della materia su nanoscala con progressi notevoli in vari settori.