Le nostre possibilità economiche sono a priori oggetto di controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate. Di fatto, la suddetta controlla costantemente il nostro conto corrente e ciò che accade su di esso. Nel caso in cui andiamo a depositare del denaro, infatti, dobbiamo poterne giustificare le provenienza. Tuttavia, il Fisco inizia a storcere il naso nel momento in cui i prelievi in contanti iniziano ad essere troppi o troppo frequenti.
Se parliamo di dipendenti, autonomi e professionisti, nonostante prevalga l’obbligo di giustificare i versamenti e i prelievi, sono liberi. Invece, per quanto riguarda gli imprenditori, anche sui prelievi il Fisco sarà sempre molto attento. Scopriamo di seguito cosa si rischia nel caso in cui non si ha una giustificazione valida al momento del prelievo in contanti.
Prelievi in contanti: cosa accade quando non siete giustificati?
Come accennato anche sopra, nel caso in cui non si è imprenditori, i prelievi non vanno giustificati. Dunque, se voglio prelevare una qualsiasi cifra dal conto, essendo che non sono imprenditore, né il Fisco né l’impiegato della banca può rifiutarsi di darmi il denaro che chiedo. Però, la situazione cambia se prelevo del denaro per darlo ad un’altra persona. Di fatto, potrò farlo solo per importi fino a 2.999,99 euro, poiché se supero questa cifra avrò l’obbligo di giustificare la transazione con altro soggetto.
In definitiva, il problema dei prelievi si crea solo per gli imprenditori, i quali i prelievi in contanti superiori a 1.000 euro al giorno e 5.000 euro al mese vanno obbligatoriamente giustificati. Questo accade anche per far sì che l’imprenditore con i soldi prelevati non vada a pagare i propri dipendenti con i soldi in nero oppure non faccia acquisti, sempre in nero, per l’impresa che possiede.