In un nuovo studio pubblicato sulla rivista Enviroment International, i ricercatori hanno scoperto che la segale, il grano, l’avena e l’orzo che erano stati coltivati nei pressi del sito nucleare di Chernobyl, contenevano due isotopi radioattivi al di sopra dei limiti del consumo sicuro: lo stronzio 90 e il cesio 137.
Andando a vedere la situazione nel dettaglio, gli esperti hanno analizzato 116 campioni di grano, i quali sono stati raccolti tra il 2011 e il 2019. Tutto ciò è avvenuto nel distretto di Ivankiv, in Ucraina, in un luogo situato a circa 50 chilometri a sud della centrale nucleare. Il tutto precisamente al di fuori della “zona di esclusione” di Chernobyl, la quale è rimasta disabitata sin dal 1986, quando ci fu la tragedia. Questa zona, di fatto, potrebbe diventare ben presto patrimonio dell’UNESCO.
Chernobyl: la situazione è ancora molto pericolosa
I ricercatori sono voluti andare affondo alla questione, ed hanno scoperto che gli isotopi radioattivi, in particolar modo lo stronzio 90, erano al di sopra del livello di consumo sicuro nel 48% dei campioni. Ma anche i campioni di legno, raccolti nella stessa zona tra il 2015 e il 2019, avevano dei livelli di isotopi che superavano il limite di sicurezza per la legna da ardere.
Dunque, di conseguenza, possiamo dire che è proprio questa radiazione presente nel legno che fa diffondere le radiazioni nelle colture. Andando ad analizzare la cenere del legno dai forni a legna domestici, c’è stato il ritrovamento di livelli di stronzio 90 che erano superiori di 25 volte il limite massimo di sicurezza. In questo modo, le radiazioni continuano a circolare attraverso il suolo, essendo che la gente del posto utilizza questa cenere per la fertilizzazione del loro raccolto.
Tuttavia, secondo le ultime simulazioni, potrebbe essere possibile coltivare colture nella regione a livelli più sicuri nel caso in cui questo pericoloso processo di contaminazione finisse definitivamente. Infatti, proprio per questo motivo, i ricercatori stanno chiedendo al governo ucraino di far sì che ci sia uno smaltimento corretto delle ceneri radioattive ripristinando il programma.