C’è una vera e propria miniera in un cellulare che, moltiplicata per 35 milioni (tanti sono i cellulari che si acquistano in Italia ogni anno), rappresenta una ricchezza a portata di mano. Almeno 120 milioni di apparecchi, si troverebbe proprio nelle nostre case, nei cassetti, negli armadi e nelle cantine.
Secondo uno studio E-waste Lab di Remedia in collaborazione con il Politecnico di Milano, un cellulare contiene 9 grammi di rame, 11 grammi di ferro, 250 mg di argento, 24 mg di oro, 9 mg di palladio, 65 gr di plastica, 1 gr di terre rare (Praseodimio, Neodimio, Cerio, Lantanio, Samario, Terbio, Disprosio) e altri elementi preziosi contenuti in piccolissime quantità, come cadmio, cobalto, rutenio (i cosiddetti metalli preziosi).
Infine la batteria a ioni di litio che racchiude circa 3,5 g cobalto, 1,0 g terre rare (Nd, Eu, Ce e Tb). Se si recuperassero tutti i cellulari venduti in Italia in un anno, cioè i già citati 35 milioni di pezzi, il valore economico salirebbe a 195 milioni di euro
. I dati disponibili sulla raccolta sono difficili da differenziare in base alla natura dell’apparecchio, perché i cellulari vengono raccolti nel raggruppamento R4 dei cosiddetti Raee (Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche).Ad ogni modo, Remedia stima che siano raccolti annualmente circa 2,3 milioni di pezzi. Il 96% del riciclo di un cellulare dei materiali che lo compongono, se l’apparecchio viene correttamente conferito, possono essere recuperati, con notevoli benefici economici (da 50.000 cellulari riciclati si ottiene oltre 1 kg di oro) e ambientali: un cellulare pesa circa 75 grammi, ma l’estrazione dei suoi ingredienti dalla Terra richiede lo scavo di 30 kg di roccia; il suo riciclo evita l’emissione 0,211 kg di Co2 e porta a un risparmio di energia di 1 Kwh.