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Tassa patrimoniale: la minaccia sui conti correnti torna a farsi sentire

All’inizio della pandemia di coronavirus che ha colpito il mondo in questo ravagliato 2020, il Governo ha ovviamente dovuto varare delle misure economiche per cercare sia di limitare i danni legati al blocco totale del lavoro, sia per offrire al popolo misure ristorative in grado di garantirgli una certa stabilità durante il red period dell’epidemia.

In seguito però, per fronteggiare la crisi immediatamente derivata, a gran voce è tornata in discussione la possibilità di una tassa patrimoniale, idea prontamente smentita dal Governo ma mai completamente rimossa dalle memorie, l’idea in realtà è stat frenata soprattutto dal possibile freno che essa avrebbe posto agli investimenti in Italia.

D’altra parte però, questa proposta nelle ultime settimana è tornata a fare la voce grossa visto il grande bisogno delle casse statali di rigenerare i fondi pesantemente colpiti dalla pandemia di coronavirus, con una differenza però, si parla infatti di tassare solamente patrimoni al di sopra di 500.000€

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Rischio o opportunità ?

Tale manovra in passato è stata sempre stata immediatamente allontanata e ripudiata, ora però, a fronte di un contesto palesemente diverso, potrebbe costituire una possibilità, infatti porterebbe indirettamente, le persone con un capitale decisamente elevato, a sostenere le fasce più deboli, in quanto, grazie al guadagno netto di 18 miliardi, si potrebbero abolire IMU e Tassa sui conti correnti.

In caso di attuazione, la detrazione non sarebbe la medesima per tutti bensì seguirebbe una logica gerarchia patrimoniale:

  • Tassa dello 0,2% sui patrimoni da 500.000 a 1.000.000 di euro;
  • Tassa dello 0,5% sui patrimoni superiori ad 1.000.000 e fino a 5.000.000 di euro;
  • Tassa dell’1% sui patrimoni superiori a 5.000.000 e fino a 50.000.000 di euro;
  • Tassa del 2% da 50.000.000 di euro in su.
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Pubblicato da
Eduardo Bleve