Da qualche settimana, in Italia, si è riaperto il dibattito su una possibile patrimoniale sulle grandi ricchezze. La tassa, paventata già durante i primi mesi di lockdown dall’opposizione e mai realmente considerata dal Governo (in quanto si temeva scoraggiasse gli investimenti nel nostro Paese dei possessori di ingenti patrimoni), sta ora accendendo l’opinione pubblica per via di un emendamento alla Manovra fiscale 2021.
La proposta, a prima firma Fratoianni e Orfini (rispettivamente Leu e Pd), è stata in un primo momento bocciata per “mancanza di copertura finanziaria”, per essere poi riammessa ma ritirata subito dopo dagli stessi firmatari. Nonostante il complesso iter, però, è naturale che anche solo mettere in campo una simile proposta stimoli il dibattito tra i cittadini.
L’imposta supplementare andrebbe a colpire esclusivamente i patrimoni “superiori a 500 mila euro“, di fatto senza investire i piccoli risparmiatori o proprietari.
Patrimoniale, quale sarebbe l’impatto della tassa sui cittadini?
Pur essendo osteggiata, sotto l’aspetto economico una simile patrimoniale potrebbe agevolare le persone fisiche (nello specifico cittadini che non possiedono patrimoni così importanti): andrebbe a garantire un gettito di circa 16 milioni di euro, con cui sarebbe possibile eliminare due imposte patrimoniali che già oggi gravano sui cittadini: l’Imu sulle seconde case e l’imposta di bollo annuale sui conti correnti.
In particolare, quest’ultimo beneficio andrebbe ad inserirsi nel solco di una trasformazione digitale delle modalità di pagamento. Transizione già in atto e sollecitata da altri provvedimenti, come ad esempio l’iniziativa Cashback di Stato, attuata a partire dallo scorso 8 dicembre fino al 31 dicembre, che incentivava a spendere nei negozi fisici per avere un ritorno del 10% sul totale pagato.