Il diabete mellito è una malattia cronica caratterizzata dall’aumento della concentrazione di glucosio nel sangue. Il responsabile di questa condizione è un difetto nella produzione o nella funzionalità dell’insulina, un ormone prodotto dal pancreas e che ha un effetto ipoglicemizzante. Per la diagnosi di questa patologia, oltre all’evidenziazione di sintomi come il dimagrimento eccessivo, la poliuria e l’aumento del senso di sete vi sono altri indicatori. Tra questi rientrano la valutazione della glicemia a digiuno, il valore di glicemia causale e la misurazione della glicemia vera e propria oltre che della famosa emoglobina glicata. Oggi, però, alcuni scienziati hanno messo a punto un biosensore in grado di identificare un nuovo indicatore glicemico utile al fine di rilevare questo disordine metabolico.
A mettere a punto questo biosensore sono stati scienziati del Cnr di Roma in collaborazione con colleghi della John Hopkins University. I risultati del loro lavoro sono apparsi sulle pagine della famosa rivista scientifica Advanced Healthcare Materials. È importante che in persone affette da patologie come anemia, insufficienza renale o emoglobinopatie, la rilevazione del diabete mellito avvenga in tempi quanto più rapidi possibile. Da ciò, nasce l’esigenza di sviluppare nuovi strumenti diagnostici
da impiegare in tutti quei casi in cui non è possibile misurare la concentrazione di emoglobina glicata.Il sensore sviluppato dagli scienziati italiani e statunitensi si caratterizza per un elevato livello di sensibilità e selettività nei confronti di questo nuovo indicatore glicemico. Quest’ultimo, nello specifico, è rappresentato dall’Ag, l’albumina glicata. Si tratta di un indicatore davvero innovativo che viene utilizzato per rilevare il diabete mellito. Il biosensore riesce a rilevare l’albumina glicata sfruttando le potenzialità di una matrice disordinata di nanofili di silicio rivestiti di argento.
Si tratta di una delle più grandi novità scientifiche degli ultimi anni. infatti, grazie ai nanomateriali è possibile “catturare” e tradurre informazioni chimico-fisiche non rilevabili attraverso la diagnostica tradizionale. Ma questo, non vale solo per il diabete mellito, ma anche per patologie in cui sono coinvolti virus e batteri. I risultati ottenuti in questo lavoro aprono la strada ad una metodologia diagnostica del diabete rapida, predittiva ed utilizzabile in tutti i casi in cui la diagnostica tradizionale non è applicabile.