Sono numerosi i ritrovamenti di resti antichi che avvengono ogni anno e che portano alla luce civiltà, usi e costumi ma, soprattutto, conoscenze prima assenti. Nello specifico, un po’ di tempo fa, alcuni scienziati italiani e stranieri hanno rinvenuto un teschio appartenente ad un ominino. Lo potremmo considerare un nostro vecchio parente, un “cugino” per la precisione. Dopo numerosi studi, i ricercatori sono riusciti a classificare la specie alla quale appartiene il reperto fossile.
Lo studio che descrive il ritrovamento del teschio appare sulle pagine della celebre rivista scientifica Nature Ecology & Evolution. A partecipare allo studio sono stati ricercatori italiani dell’Università di Pisa, de La Trobe University di Melbourne ma anche altri scienziati provenienti da altri istituti di ricerca. In realtà, il reperto fossile in questione, denominato DH 155, era stato scoperto nel 2018, in un posto non lontano dallo scheletro di un bambino appartenente alla specie Homo erectus portato alla luce, a sua volta, nel 2015. Inoltre, il teschio analizzato dagli scienziati italiani e stranieri era anche vicino a numerosi altri resti ossei della stessa specie, risalenti a circa 1 milione ed 800 mila anni fa.
Sorprendentemente, però, il teschio rinvenuto nel 2018 secondo i ricercatori, non apparterrebbe alla specie H. erectus come lo scheletro del bambino ritrovato nelle sue vicinanze. Infatti, sembrerebbe che la specie alla quale appartiene il teschio è quella del Pitanthropus robustus. Quest’ultima è una specie che avrebbe popolato abbondantemente il Sudafrica circa 2 milioni di anni fa insieme ad altre due appartenenti ai generi Australopitecus e Homo. Ciò, rappresenterebbe un fantastico esempio di microevoluzione poiché, in una finestra temporale e spaziale piuttosto breve, si sono verificati importanti cambiamenti evolutivi. Cambiamenti che hanno determinato poi l’estinzione del genere Paranthropus e la continua evoluzione del genere Homo, fino al sapiens.