Donald Trump non è più il benvenuto su Internet.
La retorica di Trump ha preceduto e scatenato l’assalto al Campidoglio degli Stati Uniti. Il presidente uscente degli Stati Uniti è stato rimosso, bloccato o messo a tacere da praticamente tutte le principali piattaforme online. È in corso un inevitabile esodo di fan pro-Trump che cercano alternative ai giganti della tecnologia come Facebook e Twitter, anche se anche altre app di nicchia come Parler stanno già facendo i conti con il loro destino.
Social media
Twitter ha sospeso permanentemente l’account di Trump per impedirgli di diffondere disinformazione e incitare ulteriori atti di violenza e insurrezione. La società ha anche preso svariati provvedimenti per i sostenitori pro Trump.
Trump ha tentato di aggirare il divieto utilizzando l’account ufficiale @POTUS, tuttavia questi tweet sono stati rapidamente rimossi. Facebook e Instagram hanno impedito a Trump di pubblicare post almeno fino al 20 gennaio, quando sarà ufficialmente sostituito dal presidente eletto Joe Biden.
Pinterest non è stato in grado di bloccare Trump, dato che non ha un account ufficiale. Tuttavia il sito di condivisione di immagini è stato in grado di vietare hashtag relativi ad argomenti pro-Trump come #StopTheSteal. TikTok ha anche bandito argomenti relativi al presidente uscente, come #StormTheCapitol e #StopTheSteal.
Snapchat è stata una delle prime aziende tecnologiche ad agire contro Trump rimuovendo il suo account dalla sezione “Scopri” l’anno scorso. Infine, YouTube non ha ancora bannato Donald Trump ma ha rimosso i video che il suo account ha pubblicato relativi alla violenza del Campidoglio.
Twitch ha affermato di aver compiuto il “passo necessario” per proteggere la sua comunità di streaming online disattivando il canale di Trump.
App store, forum e host web
“Al fine di proteggere la sicurezza degli utenti su Google Play, le nostre norme di lunga data richiedono che le app che visualizzano contenuti generati dagli utenti abbiano criteri di moderazione e applicazione”, ha affermato Google.
Apple, che gestisce il secondo più grande negozio di app online, si è unito alla causa. Anche Amazon e Discord hanno interrotto alcuni accordi.
Piattaforme di pagamento
Shopify, il gigante dell’e-commerce, ha ritirato il supporto per due dei negozi online dell’ex Presidente, ponendo fine alle operazioni di merchandising sia della sua organizzazione che della sua campagna.
Stripe ha bloccato l’elaborazione dei pagamenti per la campagna di Trump, impedendogli di raccogliere fondi online. Questi termini vietano qualsiasi attività commerciale o organizzazione che “si impegna, incoraggia, promuove o celebra violenze o danni fisici a persone o proprietà”.