Quando si contrae un’infezione da qualsiasi agente patogeno, così come quando ci vacciniamo, sviluppiamo una risposta immunitaria immediata che cerca di far fronte a quell’agente patogeno con il quale siamo entrati in contatto. In questa fase le nostre difese immunitarie sono rappresentate dagli anticorpi del tipo IgM che rimangono alte, in linea generale, per più o meno 14 giorni. Dopodiché, il nostro sistema immunitario inizierà ad elaborare le immunoglobuline di tipo G, quelle della memoria. Queste ultime, saranno quelle che ci proteggeranno nel caso di un secondo contatto con quell’agente patogeno. Dunque, considerate queste dinamiche immunitarie e l’attuale pandemia in corso, molti di noi si saranno sicuramente chiesti: ma è possibile riammalarsi di COVID-19 una volta aver contratto l’infezione e averla contrastata?
All’interno di questo contesto si inserisce molto bene uno studio pubblicato sulla celebre rivista Science da un team di scienziati delle Università di San Diego e dell’Icahn School of Medicine di Mount Sinai. Con il loro lavoro, i ricercatori americani, nello specifico, hanno misurato per mesi la concentrazione di anticorpi e di alcune cellule immunitarie in oltre 180 pazienti statunitensi guariti dalla COVID-19. Dalle loro ricerche essi hanno dimostrato che la risposta immunitaria in questi pazienti è rimasta misurabile fino a 8 mesi dalla comparsa iniziale dei sintomi.
COVID-19: non è detto che ci si possa riammalare. Ecco il perché
Si tratta di una scoperta davvero interessante per due motivazioni principali. Il primo è che il 93% dei pazienti monitorati aveva contratto la COVID-19 in forma lieve. Questo vuol dire che la possibilità, che i “reduci” da infezioni meno gravi possano sviluppare un’immunità di lunga durata, è il fattore che crea maggiori perplessità. La seconda motivazione che rende questo studio particolarmente interessante è che nelle analisi svolte sono state prese in considerazione diverse componenti del sistema immunitario. Ciascuna di tali componenti ha mostrato un andamento diverso con il passare del tempo.
Infatti, sembra che gli anticorpi contro SARS-CoV-2 mostrino un lieve declino tra i 6 egli 8 mesi dall’inizio della comparsa dei sintomi. Anche i linfociti T vanno incontro ad una diminuzione nel tempo. Al contrario, le cellule B che servono a produrre gli anticorpi sono progressivamente aumentate. Queste cellule, infatti, erano più abbondanti dopo sei mesi piuttosto che dopo il primo mese dai sintomi. Non è sicuramente possibile trarre delle conclusioni ma, in ogni caso, si tratta di risultati particolarmente incoraggianti. Ciò poiché questa ricerca dimostra che in molti pazienti si sviluppa un’immunità duratura contro una seconda infezione da SARS-CoV-2 e questo, vuol dire che è probabile, ma non certo, che ci si possa riammalare di COVID-19. Ovviamente, si tratta di supposizioni e di risultati che possono subire delle variazioni da persona a persona poiché tale condizione è correlata alle caratteristiche del sistema immunitario di ciascuno di noi.