Ognuno di noi, sin da piccolo, ha imparato in qualche modo a prevedere le azioni degli altri. Questa capacità, che prende il nome di empatia, è alla base del saper vivere e lavorare insieme agli altri con successo. Al contrario di questa nostra capacità, in parte innata e in parte appresa, gli androidi in quanto tali non sono mai riusciti a mettere in atto questo tipo di comunicazione sociale, almeno fino ad oggi.
Infatti, proprio in questi giorni sulla celebre rivista Scientific Reports è stato pubblicato un interessantissimo studio di un team di ricercatori della Columbia University. Lo studio in questione descrive un esperimento durante il quale, per la prima volta, è stato possibile notare una scintilla di empatia in un robot. Nello specifico, durante questo esperimento, un robot doveva cercare dei cerchi di colore verde e dirigersi verso di essi. Ma c’era un problema: a volte il cerchio verde era nascosto da una scatola di cartone rossa. In questo caso la macchina o cercava un altro cerchio verde oppure, si bloccava. Allo stesso tempo, un altro robot osservava la scena da una prospettiva diversa che non gli nascondeva alcun cerchio verde. Così, dopo aver osservato il suo partner per circa due ore, il secondo robot iniziava ad anticipare l’obiettivo ed il percorso dell’altra macchina.
Dalle analisi condotte, gli scienziati hanno notato che i comportamenti esibiti dal robot sono molto più semplici rispetto a quelli degli esseri umani. Nonostante ciò, essi ritengono possa trattare di una primitiva forma di empatia. Dovremmo preoccuparci nel caso in cui i robot riusciranno ad essere empatici al punto prevedere cosa noi, esseri umani, stiamo pensando. Ma, probabilmente, siamo ancora un po’ lontani da questo scenario anche se aspetti come questo meritano una attenta riflessione di tipo robo-etico e filosofico.