Le fibre sintetiche sono soprattutto quelle fibre che costituiscono i nostri vestiti e che vengono prodotte utilizzando materiali derivati del petrolio o minerali. Spesso vengono confuse con le fibre artificiali le quali vengono sì create in laboratorio utilizzando, però, una materia prima di origine naturale. Sembra proprio che le fibre sintetiche rappresentino un sostanziale problema per l’Artico.
Infatti sembra che questo territorio sia completamente invaso dalle fibre sintetiche le quali, rappresentano il 92% delle microplastiche rinvenute nelle acque di superficie e che per il 73% sono costituite da poliestere utilizzato nei tessuti sintetici e si liberano attraverso il bucato. A dimostralo è uno studio pubblicato sulla celebre rivista Nature Communications da un team di scienziati della Ocean Wise Conservation Association. In questo lavoro, gli scienziati canadesi hanno osservato che i tessuti sintetici, attraverso il bucato e lo scarico delle acque reflue, possono giocare un ruolo di primo piano
nella contaminazione degli oceani.Ciò perché il bucato, in questi ultimi anni, ha dimostrato di comportarsi come un “canale” potenzialmente importante e pericoloso a causa del massivo rilascio di fibre sintetiche nelle acque. Fibre queste che, ovviamente, sono la principale causa di questa forma di inquinamento delle acque oceaniche artiche. Per giungere a questa conclusione gli scienziati hanno analizzato 2016 campioni d’acqua raccolti vicino alla superficie in ben 71 stazioni nell’Artico europeo e nordamericano. È stato grazie a queste analisi che i ricercatori hanno calcolato la presenza, in media, di circa 40 particelle di microplastiche per metro cubo d’acqua.
Tutte le microplastiche, in generale, sono fonte di grande preoccupazione per l’inquinamento delle acque ma le fibre sintetiche, almeno in questi ultimi anni, hanno dimostrato di giocare un ruolo importante in prima linea in questo preoccupante problema ambientale.