Questa volta l’AGCOM ha picchiato duro e il destinatario è Tim. Per l’azienda è in arrivo una multa pari a 982 mila euro per aver applicato rimodulazioni scorrette. In pratica ha imposto ingiustamente un costo fisso mensile pari a 1,99 euro. Vittime quei clienti che avevano un piano a consumo senza nessuna offerta attiva.
Salassata a Tim per aver applicato rimodulazioni scorrette
Tutto ha inizio a gennaio 2020 quando Tim aveva comunicato a tutti i clienti delle rimodulazioni su alcune offerte. Tra queste risulta non corretta quella che ha visto alcuni clienti costretti a pagare una somma mensile per non aver attivato nessuna offerta sulla propria SIM. Peccato che si trattasse di un piano a consumo che solitamente non prevede costi fissi, ma variabili a seconda dell’utilizzo che un cliente fa del piano applicato.
AGCOM ci ha visto bene perché così facendo Tim ha cambiato completamente la natura del contratto in modo repentino e senza via di uscita. È vero che in questi casi si può applicare il diritto di recesso, ma non è bastato. Infatti l’azienda italiana di telecomunicazioni si è presa una bella salassata pari a quasi 1 milione di euro.
La cosa a Tim non ha fatto certo piacere viste le innumerevoli iniziative per lo sviluppo del Bel Paese a favore di aziende e privati. Un’immagine che non gli piace quella che la AGCOM le ha confezionato. Infatti non sono tardate le difese che denunciano la presunta incompetenza dell’Autorità in questione.
L’AGCOM non perdona e chiarisce in modo chiaro i motivi della sanzione
L’AGCOM con la sua dichiarazione nei confronti di Tim non lascia dubbi. “Più precisamente, occorre ribadire che la possibilità di modificare un contratto incontra il limite insito nella stessa funzione modificativa: questa non può porre in essere una nuova obbligazione, perché in tal caso andrebbe oltre la modifica, comportando, come nella fattispecie in esame, la costituzione di una nuova prestazione e l’oggettivo stravolgimento dell’identità del rapporto contrattuale principale. Occorre, infatti, ricordare che gli utenti, al momento della sottoscrizione dell’originario contratto, hanno consapevolmente optato per offerte prepagate, aventi determinate condizioni giuridiche ed economiche, le quali meglio rispondevano alle personali esigenze di fruizione dei servizi e di spesa periodicamente corrisposta, in caso delle SIM solo a consumo come quelle in esame, in occasione della ricarica”.