Al di là della pandemia e di tutto l’interesse verso il Covid-19, esistono migliaia di laboratori in ogni Paese che continuano ad occuparsi del proprio lavoro con uno sguardo verso il futuro, soprattutto nell’ambito della trasformazione energetica, della decarbonizzazione e della preparazione di un avvenire green ed ecosostenibile.
E’ il caso della Stanford University e del Department of Energy’s SLAC National Accelerator Laboratory, che sta lavorando su un nuovo materiale – che normalmente compone le masse stellari – che potrebbe essere impiegato per creare pannelli solari efficienti e più facili da produrre rispetto a quelli attuali.
Il materiale in questione è la perovskite, e le sue proprietà sono note da tempo agli scienziati che da diversi anni stanno concentrando i propri sforzi sulla lavorazione di questo composto. Il problema che si presenta, però, riguarda l’instabilità di tre delle quattro configurazioni (o più precisamente “fasi”) in cui il materiale si presenta a temperatura ambiente, mentre la quarta configurazione risulta inutilizzabile ai fini della produzione di energia. Ma da questo team di scienziati stanno arrivando notizie incoraggianti.
Perovskite, il materiale che converte la luce in energia potrebbe essere impiegato prima di quanto immaginassimo
Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications, dimostra come per impiegare la perovskite correttamente – e renderlo così funzionale alla produzione di energia pulita – è sufficiente mettere la quarta fase del materiale in una cella a incudine di diamante e poi comprimerla ad elevate temperature.
La pressione esercitata e l’aumento della temperatura indurranno il materiale a riarrangiarsi in una configurazione atomica efficiente e a preservarla, poi, anche a temperatura ambiente e con atmosfera umida.
Questa scoperta potrebbe rivoluzionare la produzione dei pannelli solari, che ad oggi prevedono l’impiego di silicio e che pongono un problema enorme per lo smaltimento.