La ricerca scientifica, come un po’ tutti sappiamo, richiede il sacrificio di alcuni animali al fine di poter raggiungere risultati applicabili poi in ambito clinico e quindi, all’uomo. Numerose sono ovviamente le polemiche da parte degli animalisti che chiedono che venga posto un freno alla sperimentazione sugli animali. Così la comunità scientifica sta cercando, in qualche modo, di raggiungere questo obiettivo. Una novità assoluta in questo scenario appare la messa a punto dei gastruloidi con i quali si spera di poter ridurre la sperimentazione animale nella ricerca scientifica.
A presentare i gastruloidi è uno studio pubblicato sulle pagine della rivista Stem Cell Reports da un team di ricercatori del Cnr-Igb di Napoli. Gli scienziati italiani hanno utilizzato i gastruloidi per studiare in vitro il potenziale sviluppo di diversi tipi di cellule staminali. Si tratta di strutture multicellulari tridimensionali che costituiscono un eccellente sistema modello sia per studiare lo sviluppo di tessuti in condizioni normali o patologiche sia per identificare geni, nutrienti e condizioni chimico-fisiche che garantiscono un corretto sviluppo embrionale.
Con i gastruloidi il team di scienziati italiano ha dimostrato che non tutte le cellule staminali embrionali di topo sono in grado di formare queste strutture cellulari tridimensionali e che la loro competenza dipende dal loro stato di pluripotenza. Infatti, mentre le cellule staminali più immature sono in grado di formare gastruloidi quelle più differenziate formano degli aggregati cellulati che non si sviluppano correttamente. Gli studi con i gastruloidi sono ancora agli albori e, ad oggi, continuano ad affiancare i tradizionali studi in vivo.
L’obiettivo dei ricercatori è quello di far sì che, nel lungo termine, i gastruloidi possano ridurre o, in parte, sostituire la sperimentazione animale. Insomma, si tratta di una vera grande innovazione nel campo della ricerca scientifica.