Tempo fa, il Garante italiano aveva già avviato un procedimento contro TikTok basandosi su altre cose, dicendo che c’era scarsa attenzione sulla tutela dei minori. La piattaforma in quell’occasione aveva risposto che aveva aumentato l’attenzione verso i minorenni con regole più severe. Ora, il provvedimento applicato a TikTok, vieta di trattare i dati personali di utenti di cui non è in grado di verificare l’età. Tuttavia, si ipotizza che anche in assenza di verifica non è detto che utenti minori di 13 anni non possano usare il servizio.
TikTok non può accettare un consenso al trattamento dei dati che proviene da account di utenti minori di 14 anni senza verificare che sia stato fornito da un genitore, anche perché 14 anni è l’età minima prevista dalla legge italiana sulla privacy per dare il consenso al trattamento dei dati personali. Guido Scorza
, componente del collegio del Garante e relatore del provvedimento, in un’intervista a La Stampa, ha commentato: “Tik Tok non può porre in essere nessun trattamento di dati personali senza essere ragionevolmente certo che, a monte, vi sia un contratto validamente concluso e/o un consenso validamente acquisito”Fino al 15 febbraio ci sarà il blocco, ma la piattaforma è ancora in funzione. Dovrà intervenire anche il Garante irlandese sulla vicenda, come spiega Il Corriere della Sera, poiché la vicenda pare che abbia una portata europea.
Coloro che si occupano di regole nel digitale si sono posti molti interrogativi nei riguardi della mossa del Garante. Qualcuno ha individuato il rischio che maggiori verifiche sull’età vadano a compromettere il diritto all’anonimato online. Altri mettono in evidenza che comunque i controlli sono pochi anche su altri social network, e quindi si aspettano altre mosse da parte del Garante.
Si sta procedendo solo contro TikTok anche in base a ciò che è stato detto a Gennaio, e ciò che è successo a Palermo ha solo fatto sì che ci sia maggiore fretta nell’imporre “un ordine cautelare, urgente e temporaneo“. Inoltre, come sottolinea Scorza, “il fenomeno al quale sembra da imputarsi la tragedia di Palermo esiste, purtroppo, a prescindere dalla circostanza che sia stato o meno determinante in quella vicenda. Bambini che non dovrebbero esserci sono su TikTok”.