Sono mesi ormai che si tenta di convivere con questo virus e gli scienziati stanno tentando disperatamente di carpirne ogni segreto, per comprendere le sue eventuali mutazioni, le opportunità terapeutiche e le migliori strategie di prevenzione.
Uno dei nodi che tuttora risulta non esser stato sciolto nell’ambito del Sars-CoV-2 riguarda quali pazienti abbiano il rischio di sviluppare una sintomatologia in forma grave – e quindi eventualmente finire in rianimazione e terapia intensiva – e quali invece sono maggiormente protetti.
E’ noto che vi siano alcuni fattori predisponenti all’insorgenza dei sintomi più devastanti: per citarne alcuni, obesità e ipertensione costituiscono terreno fertile perché si manifesti una situazione potenzialmente letale per il paziente. D’altra parte, anche persone perfettamente sane e aventi una vita attiva hanno manifestato sintomi gravi, pur non avendo quindi questa iniziale predisposizione.
Cos’è dunque che fa la differenza? Una risposta parziale potrebbe arrivare dallo studio dell’Università di Cambridge, in Inghilterra.
Covid, un nuovo studio potrebbe far luce su quali fattori condizionino l’insorgenza di sintomi gravi
I ricercatori dell’Università di Cambridge si sono concentrati nell’alterazione della risposta immunitaria a seguito dell’infezione, e ne hanno valutato i cambiamenti nel livello di citochine presenti nel sangue. Le citochine costituiscono dei “messaggeri” che veicolano la risposta immunitaria nel momento in cui si presenta un’infezione, ma anche a seguito di altri traumi (lesioni, infiammazioni di vario genere).
Gli studiosi, analizzando 605 campioni di sangue prelevati da pazienti con sintomi gravi, asintomatici e persone con sintomi lievi, hanno riscontrato che a cambiare è la rapidità della risposta e l’adattamento dell’organismo all’infezione: chi ha sviluppato una sintomatologia grave aveva nel sangue un altissimo livello di citochine, ma una minor quantità di cellule immunitarie atte a difendere il corpo dall’infezione.
Gli asintomatici e i pazienti con sintomatologia lieve da Covid avevano invece una risposta immunitaria più rapida e che risultava adattarsi più rapidamente alla minaccia, fronteggiandola con maggiore velocità e un più elevato tasso di successo.