La variante inglese del Covid-19, la quale si è diffusa in Gran Bretagna e in Europa, sarebbe già andata in contro a delle mutazioni genetiche preoccupanti. Secondo la BBC, mediante dei test fatti su alcuni campioni, mostrano che la mutazione era già nota, poiché notata nella versione brasiliana e sudafricana. La suddetta prende il nome di E484K, ed è presente in 11 dei 214.159 campioni analizzati della variante inglese. Le verifiche sono sempre in corso, ma il vaccino dovrebbe funzionare anche contro queste modifiche.
Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università Statale di Milano e Direttore Sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, ha commentato: “con la notizia della comparsa della mutazione E484K nella variante inglese, la contagiosità e il tentativo di evadere la risposta immunitaria diventano caratteristiche comuni a tutte le varianti emergenti preoccupanti, dal Regno Unito, Brasile e Sudafrica. Fin qui, le evidenze sembrano suggerire che siano sorte indipendentemente, ma per esserne certi dovremmo analizzare l’intero albero genealogico delle varianti virali, impossibile da farsi dato l’elevato numero di casi nel mondo”.
Covid-19: i vaccini dovrebbero funzionare anche contro le mutazioni
La comparsa di nuove varianti è un fenomeno naturale spiega il virologo, la cui probabilità aumenta con il replicarsi del virus. “Ci sono state 12mila mutazioni, molte in luoghi ininfluenti del genoma, altre in luoghi con una funzione importante dal punto di vista morfologico. Quello che dobbiamo fare per ridurre la probabilità di comparsa di nuove varianti eventualmente capaci di eludere il sistema immunitario, e quindi anche di diffondersi più rapidamente, è ridurre la circolazione del virus nella popolazione”.
È sorvegliata speciale la mutazione E484K, infatti si è scoperto che le varianti virali come questa non vengono neutralizzate dagli anticorpi nel plasma delle persone guarite, come ha anche mostrato Rino Rappuoli dell’Università di Siena. Inoltre, si è visto anche che la mutazione riduce di oltre 10 volte la capacità neutralizzante degli anticorpi dei guariti da Covid-19.
Contemporaneamente, la variante inglese inizia a preoccupare anche gli Stati Uniti. L’allarme è arrivato dall’epidemiologo Michael Osterholm, direttore del centro di ricerca sulle malattie infettive dell’Università del Minnesota e consulente di Joe Biden prima che diventasse presidente. “L’aumento di casi che si avrà con questa nuova variante proveniente dall’Inghilterra si verificherà nelle prossime sei-14 settimane”, ha dichiarato Osterholm alla Nbc. Il rischio è quello che “avremo una situazione come non l’abbiamo ancora mai vista”.