Nuovo tentativo per il progetto Starship, e in particolare per la navicella SN9. Dopo diverse settimane di rinvii a causa di divergenze con la Federal Aviation Administration – da cui sono sorte le polemiche di Musk circa l’incapacità degli USA di gestire lanci divenuti per forza di cose sempre più frequenti – finalmente nella serata del 2 febbraio si è riusciti ad effettuare il lancio.
Un ultimo imprevisto, poco prima dell’avvio dell’operazione: un uomo era entrato con la propria vettura
nella zona che sarebbe dovuta essere sgombra per effettuare il lancio, il che ha fatto tardare ulteriormente l’inizio. Si è potuto proseguire appena alle 21:25, in tempo per concludere il tutto entro l’una di notte (come da prescrizioni).Il lancio rientra in una serie di test per comprendere cosa vada migliorato nella progettazione di questi shuttle. E di lavoro, a quanto pare, ce n’è ancora molto da fare.
Al momento del decollo, infatti, sono stati azionati tutti e 3 i motori Raptor, poi progressivamente spenti come da programma. Si sarebbero dovuti riaccendere in fase di atterraggio, quando lo shuttle, dalla posizione orizzontale assunta nella discesa – la soluzione migliore per rallentare la caduta dell’enorme shuttle sfruttando l’attrito – sarebbe dovuto tornare in posizione eretta, terminando così sulla base designata.
Ciò non è avvenuto perché la mancata attivazione di uno dei tre motori del modulo ha impedito agli ingegneri di far ruotare il prototipo SN9 di 90°, facendolo così schiantare al suolo ed esplodere ancor più rovinosamente che nel caso del SN8 (com’è visibile dal video).
D’altra parte, gli scienziati al lavoro si sono detti soddisfatti di aver raggiunto quota 10 km, trattandosi di un test che andava a valutare proprio l’evoluzione del volo a maggiori altezze. Nelle prossime settimane saranno effettuate le analisi per comprendere quale problema sia occorso con i motori e saranno apportate le modifiche strutturali necessarie a far funzionare il tutto correttamente.