“No alla società digitale” è la scritta che campeggia sugli sportelli della cabina cablaggi, quella del ripetitore Vodafone che alcuni giorni fa è stato incendiato volontariamente da un gruppo o un singolo utente che rinnega la transizione digitale. L’ennesimo rifiuto alla digitalizzazione e al progresso nell’ambito delle telecomunicazioni, come se ne stanno verificando molti negli ultimi mesi.
L’episodio si è verificato a Casale Cremasco, in provincia di Cremona, precisamente nei pressi del ponte sul fiume Serio. Qui i vigili del fuoco si sono precipitati alle 4:30 del mattino del 17 gennaio trovandosi davanti le fiamme che stavano avvolgendo il ripetitore.
E’ apparso subito chiaro quanto l’incendio non fosse derivato da un corto circuito, bensì – grazie anche alla chiara rivendicazione e all’esplicitazione degli intenti – riconducibile all’attività umana. I carabinieri sono intervenuti prontamente iniziando le indagini con l’ausilio del gruppo dei Ros.
Una vera e propria caccia alle streghe, che termina con la messa al rogo delle infrastrutture predisposte al funzionamento delle telecomunicazioni.
In questo periodo in cui il fenomeno delle fake news sul tema appare dilagante, e soprattutto mai prima d’ora vi era stata tanta disinformazione e tensione riguardo il cambiamento digitale, azioni di questo genere appaiono quasi all’ordine del giorno.
Fortunatamente, i residenti della zona non hanno accusato alcun problema alla connessione telefonica. C’è da precisare che quel ripetitore, la cui base del traliccio era stata ormai compromessa dalle fiamme, non ospitava esclusivamente trasmissione Vodafone, ma serviva anche reti di compagnie differenti. I tecnici sono al lavoro per riparare il danno e ripristinare in pieno le funzionalità del trasmettitore, e si spera che contestualmente la giustizia faccia il suo corso individuando e arrestando i responsabili.