Nick Clegg ha scritto una lettera per chiarire che Facebook non “controlla le menti degli utenti”. Ha inoltre specificato che l’algoritmo non è la causa principale di tutte le problematiche emerse negli ultimi tempi.
Facebook, che possiede anche Instagram, ha una massiccia rete pubblicitaria. Nel 2018, la società ha registrato entrate per un totale di 50 miliardi dal solo marketing pubblicitario per mobile. La ricerca suggerisce anche che la pubblicità su Facebook “influisce in modo significativo sull’immagine e sul valore del marchio”. Le capacità della rete pubblicitaria di Facebook rimangono controverse.
Oltre a cercare di minimizzare l’influenza che Facebook ha sui suoi utenti, Clegg ha anche affermato che i social media “non sono la causa di tutti i mali”. Ricerche interne affermano che la società è consapevole di come l’algoritmo riesca a rivoltare gli utenti l’uno contro l’altro. Critiche simili sono state mosse anche a YouTube. Il New York Times riporta che l’algoritmo della società suggerisce agli utenti “contenuti più estremi del dovuto”.
Facebook: continuano le polemiche sul potere che la piattaforma esercita sui suoi utenti
Sulla scia delle rivolte del Campidoglio che si sono verificate il 6 gennaio, il CEO di Facebook ha anche affermato che avrebbe depoliticizzato la piattaforma dei social media. La società è definita da un senatore degli Stati Uniti “terreno fertile per l’odio e la disinformazione”. Clegg conclude la sua lettera affermando che ci sono “reali preoccupazioni da affrontare sui dati archiviati, condivisi e monetizzati”. Tuttavia, l’Unione Europea non dovrebbe “proibire l’uso ragionevole dei dati”.
“Abbiamo bisogno di un dibattito onesto su come alcune piattaforme siano diventate così potenti da poter dominare l’esperienza Internet degli utenti. Non si tratta del controllo mentale delle società della Silicon Valley, ma dei monopoli e del potere delle piattaforme sui dati e di ciò che gli utenti pubblicano online”, dichiara Christoph Schmon, Direttore delle politiche internazionali per la Electronic Frontier Foundation.