Elon Musk continua a lavorare sul progetto Space X con l’intento dichiarato di portare l’uomo su Marte. Tuttavia gli ultimi test non sembrano far ben sperare riguardo la possibilità, ventilata dallo stesso Musk, di raggiungere il pianeta rosso entro i prossimi 5 anni; il magnate di organi sudafricane infatti ha più volte dichiarato di voler compiere la prima spedizione entro il 2026.
In tal senso gli sforzi propugnati dall’imprenditore sono davvero senza precedenti come dimostrano più volte. Quello dei giorni scorsi infatti è solo l’ultimo tentativo, il nono per la precisone, di far compiere un volo completo alla navicella realizzata da Space X. Il risultato però non è, anche sta volta, quello desiderato. Il volo si è infatti concluso con un RUD, acronimo per indicare un Rapid Unscheduled Disassembly, un disassemblaggio rapido non programmato.
Space X: l’esplosione all’atterraggio
Il lancio di Space X Starship SN9 è avvenuto secondo programma così come la fase di volo, esattamente come per il predecessore SN8. I problemi, come con SN8, si sono manifestati in fase di atterraggio quando il veicolo non è riuscito a mantenere la traiettoria e ha finito per schiantarsi sulla base di atterraggio.
Fortunatamente l’esplosione non ha danneggiato l’altro prototipo prodotto da Space X presente sulla pista, l’SN10, già pronto a prendere il posto dello sfortunato predecessore. Una delle grandi novità introdotte da Musk infatti è proprio la possibilità, grazie ai ritmi di produzione dei prototipi, di effettuare test con una cadenza fino ad oggi impossibile. Probabilmente questo non sarà l’ultimo test fallimentare per Space X ma come dimostrato dallo stesso Elon Musk il fallimento non è che una preparazione al successo.