Secondo uno studio su un vaccino sperimentale contro il Covid-19, le persone che sono guarite dal ceppo originario non sono comunque protette al 100% contro la nuova variante originaria del Sud Africa che si sta diffondendo rapidamente in tutto il mondo.
In questo caso si tratta comunque di dati preliminari, ma il modo in cui verrà gestita la pandemia dovrà essere tenuta sotto controllo. Di fatto, se le cose continuando in questo modo, la vaccinazione diventa ancora più importante anche per chi ha già contratto la malattia ed è successivamente guarito. Quindi, per raggiungere l’immunità di gregge, al contrario di ciò che diceva Boris Johnson, dovremo fare affidamento solo sulle campagne vaccinali.
Covid-19: non è certo che le varianti siano più gravi
Anche Anthony Fauci, direttore dell’Istituto nazionale di allergie e malattie infettive USA, ha detto che il vaccino dovrebbe offrire una protezione immunitaria contro i nuovi ceppi ancora migliore della malattia stessa. Inoltre, lo studio ha messo in evidenza che chi è guarito dal ceppo originario del Covid-19 ha una protezione immunitaria rispetto al ceppo africano non superiore a chi non si è proprio ammalato. La variante Sudafricana, chiamata B.1.35, è molto più contagiosa del ceppo originale, e si sta diffondendo davvero con grande velocità.
È comunque necessario ricordare che non ci sono degli elementi che ci dicono con certezza che i nuovi ceppi siano più mortali di quello originario, e il fatto che la protezione immunitaria del Covid originario contro queste nuove varianti possa essere imperfetta non implica che la pandemia sarà infinita.
Spiega Angela Rasmussen, virologa presso il Center for Global Health Science and Security della Georgetown University: “mi preoccupa in particolare che certe radicali e premature conclusioni possano privare le persone della speranza. Temo che passi il messaggio che di questo virus non ci libereremo mai. Quando non è questo che suggeriscono i dati”.