Il finanziamento del Recovery Plan europeo avrà effetti sul piano fiscale. Quattro le novità approvate dal Consiglio Europeo (455 favorevoli, 166 contrari e 88 astenuti) e che porteranno pagamenti extra per alcune categorie di contribuenti (anche se parlare di nuove tasse non è propriamente corretto sotto il profilo tecnico).
Vediamo insieme: quali sono, quando scatteranno e chi pagherà
L’obiettivo è quello di finanziare il piano: si stima un introito extra di 22 miliardi che permetterebbero di incrementare il gettito europeo dello 0,6% le entrate dirette dell’Unione per rispettare la scadenza del 31 dicembre 2058). Quattro dunque dicevamo, gli interventi approvati sul fronte fiscale:
- contributi calcolati sull’ IVA semplificata (scenderebbe dal 20% al 10% la percentuale che gli Stati membri trattengono a titolo di «spese di riscossione» con un incremento degli introiti europei di circa 25 miliardi l’anno);
- plastic tax da applicare sui rifiuti di imballaggi di plastica non riciclati (si parla di 0,80 euro per chilogrammo il che dovrebbe garantire una raccolta media di 7 miliardi di euro);
- imposta sulle società (un’aliquota del 3% applicata alla nuova base imponibile consolidata comune. In altre parole Ogni Stato dovrà tassare la quota di spettanza degli utili ma non è del tutto escluso che a questa aliquota d’imposta nazionale si sommi il prelievo dell’Ue);
- imposta sulle emissioni di CO2 (una quota del 20% dei proventi delle aste del sistema Ue di scambio).
Perché quindi abbiamo detto che parlare di nuove tasse è improprio? Si tratta, più tecnicamente, di una redistribuzione del gettito a favore dell’Europa. Vero è che, il minor introito per lo Stato potrebbe essere compensato da altre entrate fiscali e a pagare sarebbero i contribuenti.