Da anni ormai il mercato delle schede video, e anche dei processori, è stato invaso da minatori di criptovalute. Se in una situazione normale questo cambiamento risulta anche sopportabile dal punto di vista dei normali consumatori, l’attuale emergenza dovuta alla pandemia ha reso tutto molto più complicato. AMD e NVIDIA hanno difficoltà a produrre abbastanza unità e le poche in giro vengono prese in tempo zero da scalper e minatori.
Per cercare di venire incontro al mondo del gaming, NVIDIA sta portando avanti un paio di strategie diverse. Una riguarda l’aumento della produzione di vecchi modelli che possono risultare meno appetibili per il mining e che non risentono della mancanza di alcuni semiconduttori chiave. Si tratta delle RTX 2060 e GTX 1050 Ti.
L’altra strategie riguarda le RTX 3060 che dovrebbero arrivare a breve. Nel momento in cui è stato annunciato la data di arrivo, in poco tempo i rivenditori hanno già sparato alto sul prezzo
sapendo che sarebbero andati a ruba, soprattutto anche a causa delle cirpotvalute.
Per evitare questo destino, NVIDIA ha deciso di dimezzare il tasso di hash delle schede il quale è sostanzialmente la specifica legata nell’efficienza nel mining, soprattutto per quanto riguarda gli Ethereum, la criptovaluta più importante dopo i Bitcoin. Per farlo hanno aggiunto un driver che dovrebbe rivelare l’algoritmo dei mining per puoi ridurre le prestazioni.
Ovviamente non si tratta di una soluzione, ma sembra più un contentino, un dare un qualcosa ai gamer. Per certi versi a NVIDIA dovrebbe poco importare a chi vanno le schede video, sono sempre vendite. Il discorso però riguarda l’affiliazione del cliente e trattando male la fetta più grossa di mercato non farebbero altro che favorire la rivale di sempre, AMD.