Sono passati quasi trent’anni dall’entrata in vigore del Protocollo di Montreal, ratificato da ben 197 Paesi con l’obiettivo di proteggere l’ozono stratosferico. Questo importantissimo documento, nello specifico, limita la produzione e l’uso di gas ozono-distruttori e rappresenta uno dei maggiori successi della cooperazione internazionale in tema di salvaguardia ambientale. Sembra però che, nonostante il Protocollo di Montreal, le emissioni di alcuni gas ozono-distruttori abbiano fatto registrare delle impennate che preoccupano gli esperti.
A far luce sulle emissioni di questi composti dannosi per l’ozonosfera, è uno studio pubblicato sulla celebre rivista scientifica PNAS. La ricerca in questione riporta la firma di un team di scienziati dell’Osservatorio climatico O. Vittori sul Monte Cimone. In particolare, una rete globale di 15 stazioni di cui fa parte lo stesso osservatorio, ha fornito dei dati che hanno destato non poca preoccupazione. Infatti, sembrerebbe che le emissioni di tre pericolosi gas ozono-distruttori
siano drammaticamente aumentate nel corso di questi ultimi anni.L’aumento delle emissioni di tali composti sarebbe correlato ad un aumento delle stesse nei processi industriali che hanno luogo in Asia orientale e non ancora regolamentate. In questo studio, per la prima volta, si rileva la crescita dei livelli atmosferici globali di tre idroclorofluorocarburi ozono-distruttori, la cui produzione ed uso sono proibiti dal Protocollo di Montreal. L’aumento delle concentrazioni atmosferiche di queste sostanze non fa che minacciare la salute dell’ozonosfera, la cui funzione è quella di proteggerci dai raggi ultravioletti dannosi provenienti dal Sole. Dunque, secondo gli scienziati, sarebbe giunta l’ora di introdurre nel testo del Protocollo di Montreal degli emendamenti che regolino le emissioni non intenzionali e che, al momento, non sono previsti.