Nuovi dati incoraggianti circa due dei più importanti vaccini anti-Covid arrivano dalla Scozia, e riguardano la somministrazione dei preparati di AstraZeneca e Pfizer-BioNTech.
Stando ad uno studio attualmente in fase di revisione – ma di probabile pubblicazione a breve – effettuato sull’intera popolazione dello Stato scozzese, la prima dose sembrerebbe in larga parte sufficiente a non far insorgere la malattia e anche a bloccare la trasmissione del Sars-CoV-2.
Se confermato, si tratterebbe di un risultato straordinario e permetterebbe di accelerare anche i tempi di somministrazione, qualora la medesima linea d’azione fosse adottata anche in altri Stati (per esempio in Europa). E contestualmente si risolverebbe anche il problema della ridotta capacità produttiva riferita dalle case farmaceutiche nelle scorse settimane.
Entrando nello specifico dell’indagine, è importante sottolineare quanto non si tratti di uno studio effettuato su un campione di pazienti, ma del primo report riguardante l’intera popolazione di una nazione.
E non di una qualsiasi: la Gran Bretagna aveva infatti deciso di procedere con la campagna di vaccinazione in maniera differente rispetto alla strada percorsa dai Paesi europei e suggerita anche dalle stesse case di produzione, che raccomandavano una somministrazione ravvicinata delle due dosi (a 21 giorni di distanza) affinché il processo di immunizzazione potesse dirsi completo.
Oltremanica invece si è scelto di effettuare una somministrazione del vaccino “a tappeto” con un’unica dose
, rimandando la successiva a 3 mesi dopo – eventualmente prorogabili di altre 2 settimane ancora.Questa decisione ha destato particolari perplessità nella comunità scientifica, che era quindi in attesa di un riscontro sulla validità di tale strategia. Feedback che sta arrivando ora da uno degli Stati della GB, la Scozia, e che appare anche piuttosto incoraggiante: il numero di ricoveri per Covid si è ridotto dell’85-94% in sole 5 settimane dalla prima dose. I dati provengono dall’analisi su tutti i 5,4 milioni di abitanti rientranti nella popolazione scozzese.
Un risultato che appare ancor più sorprendente se si vanno a considerare le singole fasce d’età: per i cittadini più a rischio, di età superiore a 80 anni (e di cui molti presentavano comorbidità, ossia altre patologie che predispongono a prendere il Covid con sintomi gravi), il rischio di ospedalizzazione è calato dell’81%.
Un altro studio pubblicato sull’autorevole rivista Lancet rivela anche che la protezione garantita dal vaccino AstraZeneca dopo una singola dose corrisponde al 76%, e può coprire continuativamente dalle tre settimane ai tre mesi. Anche la trasmissione del virus viene contemporaneamente ridotta del 67%.
Che siano i primi segnali per cambiare strategia vaccinale anche in Italia, come nel resto del mondo? Lo scopriremo con l’arrivo di ulteriori dati a sostegno di questa possibilità.