Tra la California e il Cile, sotto le acque dell’Oceano Pacifico, passa un cavo in fibra ottica chiamato ‘Curie’ che appartiene al grande colosso Google. Si tratta di un cavo inaugurato nel novembre 2019, lungo circa 10.000 chilometri e che si trova a circa 4-6 km di profondità. Possiede un diametro di circa 2 centimetri e, al suo interno, contiene 4 fibre ottiche del diametro di pochi decimi di millimetro l’una.
Sembra però che, molto presto, questo famosissimo cavo in fibra ottica di Google diventerà un sensore sismico e per gli tsunami. Ciò perché i cavi sottomarini in fibra ottica sono particolarmente sensibili alle variazioni di temperatura e alla pressione esercitata dalle onde. Dunque, monitorando la trasmissione dei dati è possibile associare eventuali variazioni termiche o di pressione ad un evento esterno correlato, ad esempio, all’attività sismica nei fondali oceanici o al moto ondoso superficiale.
La tecnica che permetterà di utilizzare il cavo di Google come sensore sismico si basa sul fatto che i terremoti e la pressione delle onde del mare inducono una differenza di cammino della luce nella fibra ottica
di meno di un decimillesimo di millimetro. La tecnica si baserà inoltre anche sull’accurata misura di questa minima differenza alla fine del viaggio che la luce compie nella fibra. Adottando questa strategia, non sarà necessaria la costruzione di nuove infrastrutture o strumentazioni scientifiche. Infatti, durante un monitoraggio durato 9 mesi sul cavo Curie, è stato possibile registrare una trentina di maremoti e circa venti scosse di terremoto.Si tratta di un’applicazione davvero straordinaria di questo cavo in fibra ottica di Google il cui potenziale è davvero enorme. A mettere a punto questo cavo sono stati scienziati della Caltech e dalla Mountain View tra i quali vi è anche il ricercatore italiano Antonio Mecozzi. I risultati dei loro test eseguiti con Curie durante i nove mesi sono stati poi pubblicati sulla autorevole rivista Science.