Man mano che l’età avanza le nostre funzioni cognitive subiscono una lenta ma inesorabile battura d’arresto. Ciò sembrerebbe essere collegato al fatto che la capacità del cervello di generare nuovi neuroni diminuisce significativamente con l’età e tutto ciò sarebbe correlato ad uno specifico fenomeno.
A dimostrarlo è uno studio pubblicato sulle pagine della autorevole rivista scientifica Cell Stem Cell da un team di scienziati del Brain Research Institute presso l’Università di Zurigo. Nel loro lavoro, i ricercatori spiegano che quando invecchiamo, le cellule staminali di tutto il corpo perdono gradualmente la loro capacità di proliferare. Per riuscire a capire il perché di questo interessante fenomeno, gli studiosi svizzeri hanno fatto ricorso all’ingegneria genetica e ad una tecnologia di frontiera nel campo della microscopia. Nello specifico, essi hanno concentrato la loro attenzione sulle cellule staminali del cervello che, con l’avanzare dell’età, non riescono più a produrre dei nuovi neuroni.
Questo fenomeno sembra avere una spiegazione molecolare
molto dettagliata. Infatti, man mano che si va avanti con l’età, nelle cellule staminali diminuisce la capacità proliferativa poiché diminuisce la produzione di una proteina cruciale per questo processo, la lamina B1. Aumentare i livelli di tale proteina permetterebbe di svecchiare le cellule staminali migliorando così la produzione di nuovi neuroni. Tale molecola è localizzata nel nucleo delle cellule staminali smistando le proteine dannose accumulate nel tempo distribuendole tra le cellule figlie. Con l’invecchiamento, però, i livelli di tale molecola diminuiscono alterando così la ripartizione delle sostanze dannose che, di conseguenza, compromettono la proliferazione.Nel loro lavoro, per la prima volta, i ricercatori svizzeri sono riusciti ad invertire il processo nei topi anziani aumentando la quantità di lamina B1 prodotta. Ciò, gli ha consentito di migliorare la divisione cellulare e la produzione di nuovi neuroni. Si tratta di una scoperta a dir poco interessante e straordinaria che potrebbe aprire nuovi sensazionali scenari nella lotta alle demenze e alla malattia di Alzheimer.