Fino a qualche anno fa il trattamento delle neoplasia si basava esclusivamente sulla somministrazione di farmaci chemioterapici, sull’esecuzione di tecniche di radioterapia o sulla chirurgia. In ogni caso, si tratta di strategie terapeutiche piuttosto invasive e che debilitano fortemente il alato oncologico. Nonostante queste rimangano ancora, soprattutto per alcune forme di tumore, gli unici trattamenti terapeutici disponibili da qualche anno ormai, nel campo dei tumori, disponiamo di un’altra arma molto potente e promettente: l’immunoterapia.
L’immunoterapia, fondamentalmente, si affianca alla chirurgia e alla chemioterapia nel trattamento di alcune forme di tumore. Ma, a differenza di queste strategie terapeutiche piuttosto attempate, l’immunoterapia non va ha come bersaglio le cellule malate, bensì quelle sane. L’obiettivo di questa strategia terapeutica, infatti, non è quella di attaccare e distruggere le cellule del tumore, bensì quella di attivare e potenziare le nostre difese immunitarie nei confronti della neoplasia
. Però, nonostante questa terapia abbia riscosso notevole successo ed efficacia, specialmente in alcune forme di tumore, fallisce in circa 60-80% dei casi. Addirittura, in alcuni pazienti, l’immunoterapia può arrecare seri danni.Per tale ragione, alcuni scienziati dell’Università di Genova e della California a San Francisco hanno deciso di mettere a punto un test genetico innovativo. Il loro lavoro, pubblicato sulla rivista Immunity, descrive un test genetico in grado di stabilire la risposta dei pazienti oncologici all’immunoterapia. Essi hanno scoperto che è nel DNA dei pazienti con tumore che si nasconde la chiave per far funzionare a dovere i farmaci immunoterapici. Si tratta di una invenzione e di una scoperta davvero straordinarie che aprono la strada a migliori possibilità di cura, verso una medicina molto più personalizzata costruita sulla base delle esigenze genetiche di ciascun paziente affetto da tumore.