In un momento di crisi come quello che stiamo vivendo si torna a parlare di tassa patrimoniale; il coronavirus ha certamente dato una brutta botta sia alle tasche dei cittadini che ai conti pubblici che adesso hanno bisogno di essere rimpolpati. La crisi sanitaria, scoppiata ormai un anno fa, ha presto lasciato il posto, anzi sarebbe più corretto dire, ha iniziato ad accompagnarsi, ad una crisi di natura economica.
In questo scenario lo Stato ha dovuto fare di necessità virtù concedendo gli aiuti necessari alle fasce di popolazione più bisognose; ma oltre al benessere dei cittadini lo Stato si è dovuto barcamenare tra le, numerose, mancate entrate legate alle sospensioni di numerose imposte. Per cercare di riequilibrare questo gap venutosi a creare ecco che si parla dell’introduzione di una tassa patrimoniale.
Tassa patrimoniale: anche la Corte dei Conti è favorevole
Lo stesso Guido Carlino, presidente della Corte dei Conti, a margine di un intervento riguardante la rimodulazione dell’imposta, ha dichiarato: “Un nuovo prelievo patrimoniale appare auspicabile, ma serve una valutazione preliminare, riguardo alla caratteristica di prelievo, che da reale potrebbe essere trasformato in individuale, considerando dunque tutte le forme di patrimonio ed eventualmente a base familiare anziché individuale“.
L’introduzione di una tassa patrimoniale darebbe quindi la possibilità di rimodulare l’Irpef e di diminuire il carico fiscale sulle spalle delle fasce medie di reddito. Propio questa porzione di popolazione è tra le più appesantita da tasse e imposte. L’introduzione di una patrimoniale potrebbe spostare questo carico sulle spalle dei redditi più forti.