Allenta la sua stretta sui dividendi bancari, la Banca centrale europea, a cui aveva posto una sorta di diktat visto i tempi difficili che viviamo e che vivremo. Francoforte, ha affermato che nel 2021 gli azionisti delle banche più solide potranno percepire modesti dividendi.
Gli istituti di credito potranno distribuire ai soci al massimo il 15% dei loro utili del biennio e non oltre lo 0,2% del capitale. Francoforte invita comunque ad una “estrema moderazione” nella distribuzione dei profitti. Adelante, Pedro, con juicio. La Bce è comunque pronta a fare retromarcia, qualora le condizioni dovessero peggiorare più del previsto.
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La scorsa settimana la banca centrale inglese ha concesso alle banche britannica di distribuire fino al 25% degli utili, mossa che ha posto pressione sul regolatore europeo. Una banca che distribuisce dividendi è più attraente per potenziali investitori. A differenza di altri settori (le società tecnologiche ad esempio non distribuiscono mai dividendi puntando soprattutto sull’incremento del valore del titolo) la “cedola” è lo zuccherino che molti istituti di credito utilizzano per attrarre risparmiatori.
In questi mesi c’è stata una costante pressione delle banche della zona euro sulla Bce perché adottasse una approccio meno severo. Restituire parte dei soldi agli azionisti pare peraltro opportuno, visto che in questo momento sembrano rendere di più fuori che dentro alle banche. Il problema è però che se parte degli utili viene distribuita, il capitale della banca cresce meno.
E la solidità patrimoniale degli istituti di credito è fondamentale in vista di una presumibile nuova ondata di insolvenze di debitori innescata dalla crisi economica. Il capitale serve anche per assorbire eventuali perdite.