L’emergenza Coronavirus continua a macinare terreno, la curva dei contagi infatti continua a non volerne sapere di abbassarsi, con un numero di soggetti infetti che rimane a livelli elevatissimi nonostante le evidenti manovre dei governi attuate per limitare i rapporti sociali che fanno da serbatoio alle infezioni.
Ovviamente in tale contesto, oltre alla prevenzione, ha assunto un ruolo di primaria importanza il vaccino, divenuta unica vera arma attiva contro il Sars-CoV-2 che così pesantemente sta attanagliando il nostro pianeta, il quale ha ovviamente acceso la corsa dei vari stati a campagne vaccinali efficaci e rapide, in modo da vaccinare il maggior numero di persone possibili nel minor tempo.
Ciò che però sta molto preoccupando gli scienziati, sono le varianti del virus, genotipi mutati che, possono a causa appunto delle variazioni del genoma virale, portare all’inefficacia del vaccino, effetto che vanificherebbe un anno di lavoro intenso, mandando sprecate tantissime risorse.
Uno studio afferma il contrario
A quanto pare però, uno studio condotto da Pfizer in collaborazione con l’University of Texas Medical Branch, ha dimostrato l’efficacia del vaccino Comirnaty anche contro la variante brasiliana del virus, al pari di quella riscontrata contro la variante ritrovata in Gran Bretagna.
Nel dettaglio, all’interno dello studio è stato segnalato come, il sangue prelevato da soggetti vaccinati in modo completo, fosse in grado di neutralizzare le proteina spike, usata dal virus come gancio molecolare, rendendo dunque il patogeno inerme davanti le difese dell’organismo.
Si tratta dunque di un’ottima notizia, dal momento che anche il Brasile risulta tra gli stati maggiormente colpiti nella triste classifica dei contagi, anche se un occhio particolare Pfizer lo ha rivolto al Sud Africa, ove un’altra variante molto più contagiosa è in circolazione, l’azienda è infatti al lavoro per produrre una versione del vaccino efficace anche contro quella versione mutata del virus.