Continua la corsa delle auto elettriche per la conquista del mercato, tuttavia ora l’Unione europea ha intenzione di mettere in chiaro alcuni punti. Tra i nodi principali da sciogliere infatti c’è senza dubbio quello legato al cobalto. Ad oggi questo materiale resta imprescindibile per la produzione di celle per le batterie; tuttavia le catene di approvvigionamento sono, per usare un eufemismo, avvolte dalle ombre.
Nella catena del cobalto trovano ampiamente spazio la violazione dei diritti umani e lo sfruttamento del lavoro, minorile e non; se l’Europa vuole davvero puntare sulle auto elettriche e alla transizione green uno dei primi passi da compiere è senza dubbio quello della bonifica di questa filiera. Il tutto, ovviamente, mentre il costante aumento della domando ha portato con sei anche un’impennata dei prezzi.
Auto elettriche: l’esigenza del cobalto
Cercare di bonificare la catena del cobalto in modo da rendere il più trasparente possibile la produzione di auto elettriche non è cosa da poco. Benché il principale estrattore mondiale sia la Repubblica Democratica del Congo, la cui opera di estrazione coinvolge anche numerosi bambini, il problema sembra venire da oriente.
Sembra infatti che numerose aziende di origine cinese, che controllano per gran parte questo business, tendano a mischiare la produzione lecita con quella illecita. In questo modo stabilire quale cobalto sia stato estratto seguendo le giuste norme e quale invece sfruttando i lavoratori risulta impossibile. Resta comunque una delle sfide più importanti per l’Unione europea se davvero mira a diventare uno dei leader nella produzione di batterie per le auto elettriche.