Avete mai sentito parlare di una condizione nota con il nome di “occhio secco”? Si tratta di una condizione patologica che consiste in una riduzione quantitativa e/o in un’alterazione qualitativa del film lacrimale che, principalmente, svolge una funzione umettante della superficie oculare. Per questa condizione, l’unico rimedio attuale consiste nella introduzione di alcune gocce di un collirio che ripristini il film lacrimale e mantenga umida la superficie oculare. Ma, ovviamente, non si tratta di una soluzione definitiva a questo problema poiché costantemente bisognerà inumidire con il collirio l’occhio. Ma da oggi, si apre una nuova strada per la gestione di questa patologia grazie a delle ghiandole lacrimali coltivate in laboratorio che hanno eseguito il loro “pianto”.
A descrivere questo “pianto” ottenuto in provetta grazie a queste ghiandole lacrimali coltivate in laboratorio è uno studio pubblicato sulla rivista Cell Stem Cell. La ricerca in questione riporta la firma di un team di scienziati dell’Hubrecht Institute e dell’University Medical Center di Utrecht. Si tratta di organoidi in miniatura ottenuti partendo da cellule staminali umane che sono state riprogrammate geneticamente in modo che si differenziassero in ghiandole lacrimali.
Tali ghiandole ottenute in laboratorio, però, sono costituite da un solo tipo di cellule, quelle duttali ma, in futuro, potrebbero essere ulteriormente perfezionate integrando anche altri tipi cellulari. Questi mini organoidi, una volta somministrata noradrenalina, il neurotrasmettitore che scatena il pianto, hanno iniziato a gonfiarsi come dei palloncini per effetto delle lacrime prodotte e riversate nel loro lume interno.
Si tratta di una invenzione davvero straordinaria che potrebbe avere importanti applicazioni nel campo della medicina rigenerativa. Inoltre, questo “pianto” ottenuto in provetta potrebbe aprire la strada allo sviluppo di nuove terapie contro disturbi oculari comuni come, ad esempio, lo stesso occhio secco.