Dopo il nostro speciale sulle batterie addentriamoci in questa nuova avventura tecnologica all’insegna del bypass degli errori che tutti quanti noi stiamo commettendo nei confronti del telefono. La ricarica è un processo con delle regole proprie che devono essere rispettate seguendo i consigli dei migliori esperti. Ecco quali sono.
Giocarsi uno smartphone può non significare molto per chi si orienta verso modelli economici. Ma una situazione del genere può diventare una vera spina nel fianco per chi ha optato verso soluzioni hi-end di un certo spessore. Pensare di dire addio ad un costoso dispositivo con alle spalle pochi mesi è oltraggioso.
La colpa non è dei produttori ma di alcune malsane abitudini degli utenti, prima tra tutte la scarsa propensione al rispetto di alcune regole obbligatorie da attuare per la ricarica della batteria.
In primo luogo si disquisisce in merito ai problemi creati dall’utilizzo di caricabatterie compatibili. Stiamo parlando degli alimentatori appositamente concepiti dai costruttori per ottemperare i processi di ricarica nel migliore dei modi, sia essa rapida o standard. Collegare lo smartphone al prima caricabatterie che si trova in casa non è buona cosa. Bisogna sempre usare componenti originali.
Altro dilemma sorge nel momento in cui si mette in conto di non usare lo smartphone per molto tempo. In tale circostanza avviene la rottura della batteria. Poca cosa per vetusti modelli con batteria removibile ma problema enorme per chi, come la maggior parte di noi, ha adottato un moderno telefono con componente integrato. Il risultato è l’assistenza tecnica con dovute spese per la riparazione.
Infine parliamo dei livelli di carica che valgono tanto con telefono in uso che per prolungato inutilizzo. Tali condizioni prevedono un suggerimento dagli esperti, ovvero quello di lasciare la carica in uno stato percentuale intorno al 50% con ricariche aventi frequenza di 3 o 4 mesi a seconda dell’età stessa del dispositivo.