L’azienda americana simbolo delle auto elettriche ha negli ultimi giorni subito un duro colpo, stiamo ovviamente parlando di Tesla e del divieto, imposto dal governo cinese, di guidare e acquistare le vetture prodotte dall’azienda di Elon Musk ad alcuni utenti: funzionari pubblici, militari, ma anche dipendenti di aziende di Stato, con la motivazione di una possibile azione di spionaggio portata avanti tramite le vetture.
Si tratta di un duro colpo, arrivato in concomitanza del primo vertice tra le due superpotenze, America e Cina, tenutosi ad Anchorage in un clima di palese ostilità, forse esacerbate proprio dall’intenzione di Pechino di colpire un’azienda simbolo della tecnologia americana che si è materializzato nella accuse di cui vi abbiamo appena parlato.
In molti si stanno domandando sulle basi di questa azione decisa contro Tesla, nell’aria riecheggia il pensiero legato a quanto accaduto a Huawei, la quale nell’era Trump fu costretta a subire un ban totale a causa delle ansie dell’ormai ex-presidente, secondo cui l’acquisto di tecnologie per le infrastrutture e le telecomunicazioni made in china, avrebbe sposto i paesi occidentali allo spionaggio orientale.
Si tratta ovviamente di una perdita di spessore per Tesla, basti pensare che in Cina Musk lo scorso anno aveva venduto circa un quarto delle auto prodotte, un valore di spessore, che ha obbligato l’imprenditore a prendere in mano la situazione personalmente, egli è infatti intervenuto a smentire le accuse collegandosi in videostreaming dagli Stati Uniti con un convegno economico a Pechino, il China Development Forum, al quale ha dichiarato che, un’azienda come Tesla non potrebbe mai sfruttare le proprie automobili per fare spionaggio, dal momento che tale pratica avrebbe delle conseguenze davvero devastanti, in Cina prima e negli altri stati poi, forte incentivo dunque per mantenere la confidenzialità dei dati.