Il giorno si sta avvicinando e l’incubo per 2,7 milioni tra imprese e famiglie è dietro l’angolo. Infatti a fine giugno scadranno le moratorie che avevano congelato circa 300 miliardi di debiti sotto forma di prestiti bancari.
Le banche lanciano l’allarme, a rischio ci sarebbe il fallimento di milioni di imprese e il collasso di altrettante famiglie. Proprio per questo Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, ha auspicato che l’Europa “prolunghi i provvedimenti finanziari di emergenza predisposti per imprese e famiglie”. Questo non perché non voglia che i debiti contratti con le banche siano saldati. Il problema sta nel fatto che per imprese e famiglie non sarà possibile onorarli a causa dell’aggravarsi costante della pandemia. Nondimeno anche le misure restrittive messe in campo per contrastare il Covid-19.
Quindi secondo le strette dell’Eba, l’Autorità Bancaria Europea, l’Italia non potrà più prorogare le moratorie introdotte con il decreto CuraItalia di marzo 2020. Il caso vuole che tra 100 giorni scadranno le proroghe sul congelamento delle rate dovute alle banche. Nello specifico si tratta di debiti del valore di 198 miliardi
per 1,3 milioni di aziende e di 95 miliardi per 1,4 milioni di cittadini.Una situazione che mette in serio pericolo tutti gli italiani in debito con le banche che hanno erogato il prestito. In pratica, per coloro che non saranno in grado di riprendere a saldare le rate e quindi ridurre il debito contratto, saranno segnalati alla centrale rischi. Conseguenza sempre delle famose strette introdotte dall’Eba. Queste impongono alle banche una maggiore severità nel classificare i crediti che non vengono saldati.
Purtroppo, al contrario di quanto si sta decidendo in merito alla moratoria sui debiti, l’economia non dà cenni di miglioramento. Il Covid-19 continua la sua corsa ai contagi e i recenti rallentamenti sulle vaccinazioni hanno rialzato il picco dei morti giornalieri a causa del Coronavirus.
La “zona rossa” con i divieti indetti in diverse Regioni d’Italia, necessaria a fermare i contagi, non sta certo migliorando le condizioni lavorative ed economiche di molte imprese e famiglie.