«Il mondo era il solito e non era più lo stesso»
(Svetlana Aleksievi, “Preghiera per Chernobyl”, 1997).
«Si parla dell’acqua di Chernobyl… Ci vuole un po’
per scuotere l’incubo, farlo uscire dalla stanza»
(Guido Ceronetti, 1990).
«Non c’è stato nulla di sano, a Chernobyl. Né
prima, né dopo» (“Chernobyl”, serie tv, 2019).
Dopo quella lontana notte del 26 aprile 1986 infatti, nulla fu come prima. Le foreste e i 400 ettari di pini furono rasi al suolo, centinaia di cani vennero uccisi dai propri padroni in fuga, per evitargli una vita di sofferenze. Ma cosa accadde esattamente?
Chernobyl: l’accaduto
Ci troviamo in Ucraina, esattamente a Chernobyl. Si sta attuando una esercitazione notturna agli impianti di sicurezza della centrale nucleare, quando qualcosa va storto. Trattasi di una mossa azzardata che ben presto causerà l’esplosione del “reattore 4” e il collasso dell’intera struttura che lo proteggeva. Da qui una enorme nube di particelle radioattive inizia a diffondersi nell’atmosfera a causa dei venti, raggiungendo Ucraina, Bielorussia e Russia. Poco dopo le sostanze tossiche raggiungono gran parte dell’Europa occidentale.
Inizialmente le autorità cercano di nascondere ciò che è appena successo, ma dopo alcuni giorni la verità emerge in tutta la sua tristezza. Si parla infatti di una calamità di grado 7, la più catastrofica mai avvenuta in una centrale nucleare.
Di lì a poco gli abitanti della città vengono caricati dall’esercito, su autobus e camion ed evacuati in massa, mentre squadre di migliaia di operai e tecnici (liquidators e biorobots), vengono mandate per contenere la fuga radioattiva. Non si può non considerarli eroi, vista la loro consapevolezza di andare incontro ad una morte certa. Molti di loro moriranno infatti di tumori e leucemie nell’arco di pochissime settimane.