Il download dell’app è avvenuto 10.387.000 volte in tutto, ma solo 11.000 volte tra il 18 e il 24 marzo. Dunque, dei passi in avanti fin troppo piccoli, che difficilmente consentiranno al sistema lanciato dal governo Conte di andare avanti. È inoltre servito a pochissimo il via libera del Garante della Privacy sull’inserimento autonomo del codice univoco nazionale (Cun) per andare ad avvisare i propri contatti in caso di positività.
In base a dei dati aggiornati, gli utenti che hanno notificato la positiva ad immuni sono stati 15.000, ossia lo 0,43% dei positivi dall’inizio della pandemia. In rapporto agli abitanti, è del 19,6% la percentuale dei download, ma nonostante ciò il governo Draghi ripone ancora fiducia in quest’app per contenere il contagio. Di fatto, il DPCM
del 2 marzo menziona l’app Immuni: “Al fine di rendere più efficace il contact tracing attraverso l’utilizzo dell’App Immuni è fatto obbligo all’operatore sanitario del Dipartimento di prevenzione della azienda sanitaria locale, accedendo al sistema centrale di Immuni, di caricare il codice chiave in presenza di un caso di positività”.È da dire, però, che nessuno sta pubblicizzando sul serio l’app, e molti si stanno chiedendo quale sarà la sua fine. L’esperto in diritto dell’informatica e presidente di Anorc Professioni Andrea Lisi, ha espresso il suo pensiero in merito alla situazione: “Oggi raccogliamo i cocci di una soluzione che invece, se ben sviluppata all’inizio, avrebbe potuto aiutarci in un periodo come questo. Ma la confusione è stata imperante”. Secondo il giurista, anche l’impatto dal punto di vista della privacy ha portato ad una confusione intorno all’app.