Il paziente affetto da morbo di Parkinson, clinicamente, si presenta con ipo-cinesia, rigidità, deficit posturali e spesso tremore distale a riposo. Si tratta di una malattia neurodegenerativa progressiva, ad evoluzione lenta che si manifesta in seguito alla progressiva e cronica degenerazione dei neuroni della substantia nigra, una piccola area del sistema nervoso centrale. Nello specifico, a fare le spese di questa neurodegenerazione, sono i neuroni dopaminergici, cioè quelli che producono la dopamina. Quest’ultima è un neurotrasmettitore essenziale per l’attività motoria per cui, nel momento in cui viene prodotta in quantità ridotte, si manifestano i difetti del movimento tipici dei pazienti con Parkinson.
Alla base della neurodegenerazione che caratterizza il morbo di Parkinson vi è un gene, Pink1 il quale, però, sembra avere un “doppio volto”: da un lato è responsabile della perdita dei neuroni dopaminergici dall’altro, invece, è fondamentale per la loro nascita. A dimostrarlo è uno studio pubblicato sulle pagine della autorevole rivista Scientific Report da un team di ricercatori delle Università
di Sheffield e del Lussemburgo. Per la prima volta, questo studio mette in luce la capacità di Pink1 di favorire la generazione dei neuroni dopaminergici, un aspetto finora del tutto ignorato.Per studiare l’attività di questo gene, gli scienziati hanno fatto ricorso a vari modelli, come mini organi e il pesce zebra, un animale modello spesso utilizzato per gli studi di genetica. Questo animale modello si caratterizza per il fatto di essere trasparente consentendo così di poter seguire e studiare il comportamento di singoli gruppi di cellule, compresi i neuroni. La neurogenesi è un processo che con l’avanzare dell’età rallenta sino a fermarsi completamente, in presenza di patologie come il morbo di Parkinson. L’obiettivo dei ricercatori è ora quello di capire meglio l’impatto delle mutazioni di Pink1 sui neuroni dopaminergici. Il tutto, allo scopo di poter sviluppare, in futuro, nuovi trattamenti terapeutici per rallentare o arrestare la progressione della neurodegenerazione caratteristica della patologia.