Nessun pezzo di carta, niente di tecnologico che permettesse ai malfattori di accedere alle informazioni personali della vittima. Nel passato i documenti legali e gli atti ufficiali si scrivevano su pergamene in pelle di pecora e le truffe erano un pensiero lontano. Il merito ovviamente apparteneva al materiale dotato di una particolare struttura che rendeva visibile ogni tentativo di cancellare o modificare il testo scritto. Ebbene, nel 2021 è emersa questa curiosità grazie ai ricercatori delle università di Exeter, York e Cambridge, i quali hanno analizzato oltre 600 campioni prelevati da quasi 500 documenti redatti in Gran Bretagna tra il 1499 e il 1969. È possibile vedere i risultati sulla rivista Heritage Science.
Truffe: perché in passato era impossibile commettere una frode
“I testi scritti su questi documenti sono spesso considerati di scarso valore storico, perché utilizzano delle formule stereotipate. – spiega il coordinatore dello studio Sean Doherty, archeologo dell’Università di Exeter – Ma oggi le moderne tecniche di indagine scientifica ci permettono non solo di leggere il testo, ma anche le informazioni biologiche e chimiche contenute nella pelle. Come oggetti fisici, rappresentano uno straordinario archivio molecolare attraverso cui esplorare secoli di mestieri, commerci e zootecnica”.
Durante lo studio di 477 atti di proprietà scritti tra il XVI e il XX secolo, i ricercatori hanno appurato che il materiale di cui erano composte tali pergamene era pelle di pecora e non di capra o vitello. Qual è l’elemento che ne permette la distinzione? La risposta è: i depositi di grasso tra i vari strati di pelle che venivano rimossi durante il processo di lavorazione della pergamena. Ciò comportava degli spazi vuoti che aiutavano il distacco degli strati di pelle nel momento in cui si tentava di rimuovere l’inchiostro depositato sopra e quindi di commettere le truffe.