Lo studio effettuato con la Federal University of Parana e il Cincinnati Children’s Hospital Medical Center è andato ad analizzare ben 500mila casi di coronavirus nel Paranà e Brasile del Sud, con diagnosi effettuata nel febbraio 2021, quando la variante P1 (ossia quella brasiliana) è diventata a tratti endemica con una diffusione superiore al 70%, e durante gennaio 2021, quando la sua circolazione era minima o quasi assente. Lo studio effettuato, sottolinea tutte le fasce d’età della variante brasiliana, e pare si vada ad effettuare con una mortalità ancora più alta.
Pare quasi evidente che il tasso dei decessi sia aumentato vertiginosamente in pazienti che hanno un’età compresa tra i 20 e i 29 anni, e questo va a confermare alcune affermazioni che erano state fatte precedentemente, le quali dicevano che la variante P1 potrebbe essere non solo maggiormente contagiosa, ma anche più virulenta e patogena.
Giuseppe Lippi, direttore della sezione di Biochimica clinica nell’Ateneo di Verona, ha affermato che: “Pur preliminari, questi risultati suggeriscono la necessità di instaurare un sistema di monitoraggio costante della diffusione delle varianti di Sars-CoV-2 aggiungendo enfasi alla necessità di procedere celermente con le vaccinazioni, affinché si possa minimizzare il rischio che ceppi particolarmente virulenti, come il P1 o il B1351, quest’ultima la variante sudafricana, possano insorgere e diffondersi nella popolazione”.