Le varianti del nuovo coronavirus SARS-CoV-2 identificate finora sono numerose e ognuna si caratterizza per alcune proprietà specifiche. In particolare, la variante brasiliana sembra essere quella caratterizzata da una mortalità maggiore per COVID-19.
A dimostrarlo è uno studio pubblicato sulla rivista MedRxiv in attesa di essere sottoposto alla revisione da parte della comunità scientifica. La ricerca in questione riporta la firma di un team di scienziati dell’Università federale di Paranà e del Cincinnati Children’s Hospital Medical Center. Per il loro lavoro, gli studiosi hanno analizzato oltre 500.000 casi di COVID-19 nello Stato di Paranà, nel Sud del Brasile, con diagnosi fatta nel febbraio 2021, quando la variante P1, cioè quella brasiliana, è divenuta quasi endemica e, comunque, con una diffusione superiore al 70%, e nel gennaio 2021, quando la circolazione della stessa era minima o assente. Lo studio, in fase preliminare, ha evidenziato che la variante brasiliana sembra sia associata ad una mortalità maggiore per COVID-19.
Questo maggiore tasso di mortalità si regista soprattutto in pazienti con un’età compresa tra i 20 ed i 29 anni. Per di più, la variante brasiliana P1 di SARS-CoV-2 non solo si caratterizza per una maggiore mortalità ma anche per il fatto di essere più contagiosa, virulenta e patogena. Seppur preliminari, i dati di questo studio suggeriscono la necessità di instaurare un sistema di monitoring costante riguardo la diffusione delle varianti di SARS-CoV-2 aggiungendo enfasi alla necessità di procedere più rapidamente con le vaccinazioni, al fine di minimizzare il rischio che ceppi particolarmente virulenti possano insorgere e diffondersi in tutta la popolazione.