L’Italia, senza dubbio, sta attraversando uno dei periodi più critici della sua storia, secondo forse solo al dopoguerra. La Nazione, composta dai suoi cittadini ovviamente, si trova ad affrontare una battaglia su più fronti, in primis quello sanitario, con la pandemia che continua correre a ritmi davvero elevati: la curva dei contagi non sembra avere intenzione di abbassarsi, in secundis c’è la lotta dal punto di vista economico; il rallentamento della macchina produttiva del Paese ha infatti influito pesantemente sulle finanze dello stesso, partendo dalla base fino alle casse statali, con il Governo obbligato a varare delle misure per alleggerire il carico fiscale sul popolo stremato ma allo stesso tempo a equilibrare il tiro per cercare di non inaridire troppo i fondi in modo da garantire comunque i servizi essenziali.
In questo contesto, dopo l’addio di Giuseppe Conte, il Presidente della Repubblica ha preso in mano la situazione proponendo l’incarico a Mario Draghi, ritenuto un top player del suo campo viste le sue innumerevoli competenze, con la speranza ovviamente che faccia da faro guida cercando di accompagnare il Paese fuori da questa tempesta portata avanti dal Sars-CoV-2.
Il nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri deve imbastire un programma che riesca a conciliare necessità e doveri, in modo da riuscire a riavviare il Paese senza gravare troppo sulle spalle già claudicanti dei cittadini.
Perchè potrebbe arrivare una nuova tassa patrimoniale ?
Per avere una risposta bisogna analizzare bene il contesto, quello che ora guida il paese è un Governo tecnico che è il quarto dopo i tre avuti precedentemente.
I Governi tecnici, come ben sappiamo, sono composti da elementi estranei ai vari partiti, che dunque non hanno nessun desiderio in merito ad una possibile rielezione, cosa che si è tradotta nelle varie esperienze, in scelte largamente impopolari, proprio a fronte di una non preoccupazione in vista delle elezioni, basti pensare ad esempio al Governo Dini, subentrato dopo quello Berlusconi, che portò ad una riforma del sistema previdenziale tradottasi poi negli ormai conosciutissimi contributi, indispensabili per evitare che il sistema collassasse su se stesso.
Da ciò si evince bene come, nel contesto di una ripresa necessaria da attuare dopo la pandemia, nuove tasse potrebbero presto arrivare, tra cui proprio la tassa patrimoniale, la quale, consigliata anche dalla Corte dei Conti, secondo le analisi, permetterebbe un introito di parecchi miliardi, ovviamente con opportune modulazione in virtù delle fasce di reddito che andrebbe a colpire, l’intenzione sarebbe infatti quella di andare a tassare i redditi sopra i 500.000€, cosa che in un certo senso permetterebbe alle fasce più forti del paese di proteggere quelle più deboli, dal momento che da anni ormai si parla di una necessaria riforma del sistema IRPEF che troppo grava sulle fasce-medio basse della popolazione.