Un nemico invisibile si nasconde dietro la didattica a distanza così come lo smart working. Molti non ci pensano nemmeno e senza farci caso mettono in pericolo la salute dei più piccoli e quella di sé stessi. Ecco di cosa si tratta e le soluzioni per proteggersi.
Da quando la pandemia di Covid-19 è scoppiata le abitudini di tutti hanno subito pesanti modifiche. Lo sanno bene i genitori e soprattutto le mamme che hanno dovuto affrontare una sfida non indifferente: la didattica a distanza. Un nuovo modo di far lezione a scuola senza essere in presenza. Questo ha implicato l’utilizzo di dispositivi mobili e tecnologia. Da una connessione internet stabile a PC, tablet e smartphone, indispensabili per questo. Senza parlare poi di chi si è dovuto dividere tra la scuola dei figli e lo smart working.
Così sono aumentati in modo significativo i dispositivi nelle famiglie italiane. Si è creato un asset vincente: pandemia e tecnologia che ha fatto crescere le vendite del settore. Dietro tutto ciò però si nasconde un nemico pericoloso per la salute dei propri figli in didattica a distanza e di sé stessi: le onde radio
. A denunciare questo problema, da non prendere sottogamba, è stata la direzione ATS di Milano. Non solo, ma ha anche diffuso indicazioni specifiche ai medici e preziosi suggerimenti per ridurre l’esposizione durante la giornata e soprattutto la notte.
Cosa bisogna fare per ridurre l’esposizione alle onde radio dei dispositivi digitali che abbiamo in casa? Tenendo presente che vengono utilizzati per parecchio tempo durante la didattica a distanza o lo smart working. Altro aspetto importante è che, secondo quanto dichiarato dall’IARC, le onde radio sono state definite “possibilmente cancerogene per gli umani” già dal 2011.
ATS si è presa a cuore la situazione e ha quindi iniziato una campagna di prevenzione e informazione. Dedicata a tutti gli alunni e insegnanti in didattica a distanza, ma anche a genitori e adulti in smart working, ecco alcuni veloci consigli: