La trachea è quel “tubo” lungo circa 12 centimetri e formato da una serie di anelli cartilaginei e che serve a mettere in comunicazione la laringe alla parte superiore dei bronchi. Si tratta di una struttura notevolmente elastica e flessibile in grado di espandersi e contrarsi quando inspiriamo, espiriamo, tossiamo, deglutiamo e parliamo. È una struttura notevolmente importante poiché consente all’aria esterna di raggiungere i polmoni e dunque, ci consente anche di parlare e respirare normalmente. Finora trapiantare la trachea da un soggetto donatore ad uno ricevente ha rappresentato un intervento molto difficoltoso rispetto al trapianto di organi come i reni, il cuore, i l fegato ed altri.
Il problema principale che si incontra nel trapianto di trachea è quello di mantenere l’organo irrorato dalla sua complessa ed intricata rete di vasi sanguigni che lo connette al sistema vascolare del paziente.
Ecco la soluzione migliore per trapiantare una trachea con successo
Una equipe di medici, guidati dal dottor Eric Genden dell’ospedale Mount Sinai di New York, però, ha bypassato questo problema trapiantando nel paziente non solo la trachea, ma anche i grossi vasi sanguigni che ossigenavano l’esofago e la ghiandola tiroide del donatore. Il ricevente era Sonia Sein, un’ex assistente sociale che aveva subito notevole danni alla trachea nel 2014 dopo essere stata intubata a seguito di un violento attacco d’asma. Il donatore dell’organo, invece, è un uomo giovane la cui identità non è stata resa nota.
Con la strategia messa in atto da lui e dal team di 50 specialisti che ha seguito ed organizzato l’intervento, la trachea è sempre rimasta connessa alle riserve di sangue originali. A distanza di tre mesi dall’intervento la donna riesce a mangiare e respirare normalmente. Inoltre, le sue cellule stanno iniziando a moltiplicarsi attorno alla trachea trapiantata, segno questo che l’organo sta pian piano diventando “il suo”. Si tratta di un traguardo importante che, anche se ancora sperimentale, potrebbe rappresentare anche una soluzione per il trattamento dei pazienti con COVID-19 che hanno sviluppato danni in questo importantissimo organo.