Gli operatori, insieme al governo, sono intenzionati a modificare il limite sui campi elettromagnetici. Quelli attuali sarebbero troppo bassi e questo andrebbe a rallentare la creazione di un’infrastruttura estesa per il 5G. L’idea sarebbe di alzare questo limite allo stesso livello di quello stabilito dall’Unione Europea, ma il piano non piace a Legambiente.
L’associazione ambientalista italiana ha scritto una lettera proprio diretta al governo, nello specifico al Primo Ministro, ma non solo andando ad includere i presidenti di Camera e Sanato. Una situazione particolare in quanto va sottolineato come la stessa Legambiente sa che lo sviluppo di una rete 5G è un passo importante per il paese.
Ecco cos’ha scritto Stefano Ciafani, presidente dell’associazione: “Non si comprende il parere favorevole alla valutazione di innalzamento dei limiti di esposizione all’inquinamento elettromagnetico in Italia per il PNRR. Implementare nuovi tipi di radiofrequenze, come alcune di quelle utilizzate con il 5G, con un contemporaneo innalzamento dei limiti di protezione, non è necessario tecnicamente e quanto meno inopportuno, considerando i pericoli emersi da studi sperimentali ed epidemiologici sulle frequenze già in uso. Qualora tale proposta venisse accolta nella normativa nazionale, non potremmo che ravvisarvi motivate criticità sul piano sanitario”.
Il limite dell’Union Europea è di 61 V/m e secondo gli studi chiamati in causa da Legambiente, gli effetti sui corpi biologici possono già avvenire con esposizioni pari a 50 V/m. Dall’altra parte della barricata, come detto, ci sono gli operatori che vogliono aumentare tale limite così da poter potenziare il proprio servizio 5G che ultimamente ha visto un‘importante accelerata.