Per inquinamento acustico, secondo la legge n. 447/1995, si intende “l’introduzione di rumore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo e alle attività umane, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali…”. Proprio come dice questa legge, l’inquinamento acustico può provocare danni anche agli ecosistemi. Proprio a qualche giorno fa risale uno studio nel quale sono stati descritti degli effetti a lungo termine che questa particolare forma di inquinamento può determinare su alcune specie di piante.
Lo studio in questione riporta la firma di un team di ricercatori della California Polytechnic State University che hanno pubblicato il proprio lavoro sulla celebre rivista scientifica Proceedings of the Royal Society B. per giungere a questa conclusione, gli studiosi americani hanno condotto uno studio nel territorio del New Mexico durante il quale essi hanno osservato che, in alcuni siti con più inquinamento acustico, si registra una riduzione sostanziale del 75% della crescita delle piantine di pini. Questo, sembra un fenomeno protrattosi nel tempo, a più di dieci anni di distanza, anche in luoghi che poi sono diventati meno rumorosi.
Questo vuol dire che l’inquinamento acustico sortisce sulle piante degli effetti negativi non solo nel breve, ma anche nel lungo termine. Si tratta di una forma di disturbo per la natura davvero notevole che influisce in maniera negativa sulla diversità della vita vegetale. Infatti, anche se il rumore dovesse cambiare o diminuire nel tempo, le piante e l’ecosistema tutto ne soffrirebbero anche a distanza di anni. Ciò significa che neanche la rimozione dell’inquinamento acustico possa garantire, in tempi brevi, un ripristino della funzione ecologica compromessa dal rumore.