ZEF, Zoom Exhaustion and Fatigue è il nome di una scala, un parametro. Sulla base di esso un gruppo di ricercatori dell’Università di Stanford, insieme all’Università di Göteborg ha studiato un fenomeno chiamato “affaticamento da Zoom“. Per quanto coinvolga tutti gli individui che ne fanno uso, sembra che questo problema colpisca maggiormente le donne. Vediamo perché.
L’emergenza sanitaria ha obbligato molte persone a sostituire le interazioni dal vivo con quelle in videochiamata, specialmente per ragioni lavorative. Ma il tipo di affaticamento che si prova nei due tipi di interazioni è molto diverso e per questa ragione è stata condotta una ricerca che troverete a questo link.
I ricercatori delle Università di Stanford e Göteborg hanno studiato un campione di 10.591 persone e hanno potuto rilevare che gli effetti di spossatezza derivanti dall’utilizzo di Zoom e di simili piattaforme, si riscontra maggiormente sulle donne. Le ragioni sono molteplici: statisticamente le donne trascorrono più tempo a partecipare a videocall rispetto agli uomini. Inoltre le pause tra una chiamata e l’altra per loro sono più brevi, pertanto lo stacco è inferiore. La sensazione di essere intrappolate in un blocco per poter rimanere nell’inquadratura, crea insieme all’effetto “specchio“ una perenne sensazione di ansia, soprattutto nelle donne.
Cos’è l’effetto specchio? In molte call è possibile vedere costantemente la propria immagine. È come trovarsi costantemente davanti a uno specchio, si finisce con l’essere perennemente autocritici verso sé stessi, uno stress emotivo non indifferente, perpetrato per ore, ogni giorno, tutti i mesi. A questo si aggiunge il disagio di sentirsi costantemente osservati
.I ricercatori hanno preparato una serie di domande in grado di identificare cinque diversi tipi di affaticamento da Zoom, che sono i seguenti:
In tutti e cinque i casi, sono state principalmente le donne a subire maggiormente questo genere di affaticamento. La fetta di persone che ha riscontrato tutti e cinque i problemi equivale al 6% per gli uomini e il 14% per le donne, oltre il doppio.
Non sono state ancora fornite delle spiegazioni specifiche sulle ragioni di questa differenza, ma le ipotesi sono molte. Prima di tutto bisogna considerare il diverso carico di responsabilità attribuito socialmente alle donne nell’assistenza all’infanzia, la quale causa indubbiamente uno stress non indifferente, specialmente in DAD. A influire inoltre, potrebbero essere le maggiori difficoltà economiche e una considerevole conflittualità con il proprio corpo, fenomeno che statisticamente è meno presente negli uomini.
In conclusione qual è la soluzione al problema? Il consiglio che viene dato è principalmente quello di sostituire alle videochiamate, laddove possibile, delle semplici telefonate senza utilizzo di webcam. Avete poi presente quella tipica frase che si sente dire spesso: “Questa riunione di due ore avrebbe potuto essere una semplice e-mail“? Ecco, prendiamo esempio!